martedì 28 agosto 2012


Domenica 9 Settembre 2012
COS'E' L'AMORE 
L’Amore è uno stato dell’essere; l’amore non si fa, si è in amore anche perché l’amore è la stessa vita in cui siamo immersi, ma che non riusciamo più a sentire, presi come siamo da mille cose che ci crediamo di dover fare, dimenticando di essere un meraviglioso dono divino.
Invece di amarla imprechiamo contro la vita ogni volta che le cose non vanno come il nostro ego vorrebbe. Ma proprio perché non vanno in quella direzione costituisce il miracolo della vita che ci sollecita a viverla in modo diverso, nella luce e nell’amore, perché siamo fatti di luce e d’amore.
Purtroppo abbiamo perso questa capacità, solo appena nati ne siamo ricchi; gli occhi dei neonati brillano di una luce purissima che però presto si spegne sotto i colpi martellanti di un’educazione che vuole estirpare questo germe malvagio, ai fini di mantenere in cattività l’individuo e privarlo della sua libertà, della sua libertà di amare.
È una sfida con noi stessi quella che dobbiamo imporci: analizzare costantemente il nostro atteggiamento riguardo a questa dimensione divina e correggere ogni deviazione. È uno sforzo sovrumano, è vero, ma le energie delle Madri a questo scopo sono infinite e ce le offrono a piene mani. Facciamo ricorso ad esse, il loro aiuto non ci verrà mai meno, ma dobbiamo smettere di vederle sotto una luce peccaminosa.
Venere deve essere apprezzata nella sua nudità proprio perché sollecita in noi quelle energie del figlio, di Eros, che non sono energie demoniache ma che costituiscono, ripetiamo, il più bel dono divino. Dobbiamo amare sempre, continuamente, dal primo risveglio a quando il sonno ci coglie. Ma anche allora i sogni ci parleranno ancora d’Amore anziché di conflitti, che sono il tema preferito dei sogni attuali.
Amare e amarci; amarci quando ci sciacquiamo la faccia; amarci quando ci sediamo per la colazione gratificandoci con quanto più ci soddisfa; amare quando ci rapportiamo con gli altri; amare il lavoro che svolgiamo che in tal modo diviene molto meno pesante e più gratificante; amare il nostro compagno quando ci disponiamo nell’intimità; amare Dio che ci ha dato questo dono.
Abbiamo messo Dio per ultimo, anziché per primo come tutti vorrebbero. Ma non basta dire di amare Dio se lo vediamo come avviene normalmente come un Essere astratto; così è molto facile amare: non ci sono conflitti, non ci sono responsabilità, non c’è contatto che possa essere disturbante.
No! Dio si deve amare per ultimo, quando si è amato tutto il mondo e tutti coloro che abitano il mondo, poichè Dio è dappertutto e, solo se si ama tutto indiscriminatamente, allora, e solo allora, si può dire di amare Dio.
Non è trascorso mezzo secolo da quando passando per le strade si sentivano voci di donne che cantavano mentre svolgevano i loro lavori domestici per la verità poco gratificanti. C’era gioia in tutto quello che facevano. Non c’era competizione nel loro lavoro, solo amore per la loro famiglia e questo le gratificava a sufficienza.
Oggi non si sente più cantare. Eppure molte hanno aspirato ad un lavoro maggiormente gratificante, ma la gioia si è allontanata dai loro cuori. Il lavoro richiede competizione, c’è una carriera da portare avanti superando le varie concorrenze, e quest’impegno toglie ogni voglia di cantare.
Solo coloro che vedono nel canto un altro tipo di carriera, cantano, ma non lo fanno per amore, bensì per mestiere e, anche se si trovano gratificazioni negli applausi, queste non durano, come un’etera che vive solo l’espace d’un matin, o se si vuole di una serata.
Per le strade, un tempo, si sentivano gli strilli gioiosi dei bimbi: giocavano e i si divertivano magari con una palla di pezza. Ora hanno palloni di cuoio, maglie e tenute da calciatori, ma non sono più felici, perché in loro si è persa la dimensione del gioco, è rimasta quella della competizione nell’illusione troppo spesso vana di appropriarsi di qualcuno di quei miliardi che i giocatori professionisti si dividono.
Anzi il gioco libero non esiste nemmeno più, tutto è loro organizzato, se vogliono giocare a calcio c’è la squadra con l’allenatore che li istruisce, se vogliono sciare debbono sottostare alle imposizioni del maestro di sci, se vogliono nuotare devono fare agonismo in piscina sotto gli occhi attenti dell’istruttore. Ossia, anche quel poco di spontaneità, che solo pochi anni fa ancora esisteva, è scomparsa del tutto.
Dov’è finito l’Amore?
L’Amore è soprattutto il coraggio di esporsi in prima persona, di lasciarsi coinvolgere totalmente, senza riserve, senza prevaricare, ma anche senza astenersi da qualunque azione intesa ad esprimerlo e a viverlo totalmente e interamente.
Negare o limitare un sentimento che ci afferra equivale a negare se stessi, tutto il proprio essere, è come rinnegare l’Amore archetipico e quindi rinnegare il Cristo-Sé che si è totalmente donato, senza riserve, abbracciando dalla Croce l’Universo intero.
Pietro, come materialità pesante e nel buio della notte dell’anima, ha rinnegato per tre volte il Cristo morente sulla Croce, ma al sorgere del sole, dopo il canto del gallo, quando è giunto ad avere coscienza completa della sua condotta, si è amaramente pentito.
L’Amore costituisce un mistero che non è dato di svelare ad alcun essere umano e, se qualcuno tenta di svelarlo, questi si dilegua, come avvenne con Eros quando Psiche cercò di scoprirne le fattezze; egli fuggì lontano bruciato dall’olio della sua lampada. Solo quando Psiche raggiungerà una dimensione divina potrà nuovamente riabbracciare e conoscere definitivamente l’Amore.
L’Amore si può solo vivere quando si presenta, se si ha il coraggio di farlo, e senza riserva alcuna, senza chiedersi cos’è, ma accettandolo con tutta la sua carica energetica.
E se si presenta sotto le spoglie di un altro essere che diciamo di amare dobbiamo farlo con gioiosità senza riserve, senza sensi di colpa assurdi derivati dal fatto di sentirsi abbandonati a ciò che il potere vuole in tutti i modi negarci.
Così lo scopo principale, deve essere il desiderio di fondersi in un unico essere, dimenticando tutto, persino il proprio nome e la propria identità, poichè questi fanno ancora parte dell’Io e se questo interviene il rapporto si sporca, perde la sua nitidezza, non è più Amore, ma un qualcosa di completamente diverso.
Allora e solo allora splenderà nel Cielo il più puro Arcobaleno, ad indicare che l’unione amorosa del Cielo e della Terra ha trovato negli amanti, che si fondono nell’abbraccio eterno, la realizzazione microcosmica del loro rapporto.

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